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Immagine del redattoreRoberto Maria Sassone

RITORNO ALLA FILOSOFIA


La mia formazione d'origine è filosofica, ma non ne ho mai parlato, avendo dato sempre importanza alla psicologia. Invece in questi mesi estivi di grande travaglio personale, fatto di ripensamenti, di elaborazioni, di profonde meditazioni e di intuizioni improvvise, ho SENTITO il valore del terreno in cui sono cresciuto: la filosofia. Pur essendo psicologo e psicoterapeuta a tutti gli effetti, secondo i crismi istituzionali, ha preso forma in me un sentimento nuovo: la fierezza di essere un filosofo. Mi sono infatti laureato in filosofia con indirizzo psicologico a Napoli nel 1973 con una tesi sugli "Archetipi dell'Inconscio collettivo". La forte delusione che soprattutto in questi ultimi anni ho maturato nei confronti di alcuni orientamenti e atteggiamenti che sono attecchiti in certa psicologia, mi ha condotto a rivendicare il valore della filosofia, di cui la psicologia è solo un aspetto, ad ammirare la sua vastità e la sua nobiltà. La Sophia è un Principio assoluto che esprime la vera sapienza, è la shakti della tradizione vedica, è il fulcro della Gnosi, è la Conoscenza di cui si nutre l’iniziato, ovvero colui che inizia una Via che esclude la mente separatrice e si apre alla Rivelazione per esperienza diretta. La filosofia non è l’insieme di inutili contorsioni dialettiche, di farraginose speculazioni intellettuali. Il Filosofo è un viandante, disposto a sacrificare tutto, pur di assaggiare le Acque della Fonte, il nettare e l’ambrosia. Questa è la mia posizione attuale che si è svelata nel silenzio, ascoltando la voce dell’anima. “Sono” quindi un filosofo che “fa lo psicologo”, sottolineando la differenza tra essere e fare. Mi sono chiesto centinaia di volte, a partire dal fatidico marzo del 2020, come possa essere accaduto il disastro umano a cui assistiamo e come sia possibile che la maggior parte di persone non se ne rendano conto. Anch’io ho visto chiaramente che ciò che è emerso esisteva già da qualche decina d’anni. I nostri politici e chi li governa ci hanno preparati sapientemente poco per volta, investendoci di messaggi pseudoculturali in cui negli anni passava come unico “valore” la felicità del consumo, della forma, della futilità. Le televisioni commerciali, a cui subito si sono allineate le televisioni di stato, in mille modi hanno creato un finto mondo desiderabile, fatto di famigliole felici che inneggiano ai nuovi indispensabili prodotti, senza i quali la vita è grigia e scialba, alle vacanze spensierate ricche di bevande, in luoghi in cui tutti sono giovani, aitanti, in splendida forma. I messaggi sessuali, impliciti ed espliciti condivano sempre di più queste scenette edificanti. Il più bieco materialismo ha sostituito ogni valore umano. Non c’è quindi da meravigliarsi se, dopo anni di condizionamenti molto subdoli e gradualmente sempre più manifesti, siamo giunti a questo punto di azzeramento della dignità umana. Tutti ormai conosciamo il procedimento della “rana bollita”. Per tutti gli esseri umani che non hanno maturato in sé alcun principio spirituale, la cosa più tremenda da rimuovere è il pensiero della morte. Ecco che il potere ha forgiato nel tempo la sua arma più potente, la paura di morire, fomentandola giorno dopo giorno attraverso tutti i media corrotti, ed ha creato anche l’”antidoto della salvezza”. Di fronte a questa paura si diventa disposti a tutto, dal momento che la dignità era stata persa per strada già da prima. La dignità infatti è la conseguenza della percezione del proprio valore interiore; ma se prevale una cultura materialistica questo valore non ha valore. Il potere è molto intelligente, conosce bene le debolezze umane, e ha escogitato un ricatto, per me evidente, ma che molti negano. Il ricatto consiste in questo: se ti uniformi alle regole che ti imponiamo, potrai riavere la libertà, anzi, una certa libertà; e tutti a correre a farsi “proteggere” per poter riprendere “la vita di prima”…. ma quale vita? La vita di prima era già inquinata, la società di prima era già marcia. Se al centro della società manca l’ESSERE UMANO, parliamo di branco, di aggregato di individui, utili ad essere carne da macello di un’élite di intoccabili, uomini senz’anima. Bisogna restituire l’anima, accendere il Fuoco sacro, riportare lo spirito in Terra.

Questo è il compito della Filosofia, restituendo nobiltà a questo termine. Bisogna riscoprire il fascino dell’esplorazione dei territori misteriosi e nascosti dell’essere umano, l’emozione della Cultura separata dalla mera ed inutile erudizione, lo stupore del Viaggio interiore.

Improvvisamente ho coniato un termine che si è imposto a me senza che lo volessi, ELIOSOPHIA, che contiene il Sole e la Luna, il Logos e la Conoscenza, e me ne sono innamorato. Con questo termine sto definendo un processo di Trasformazione che include la Psicologia Eliocentrica, su cui sto scrivendo un libro.

Mi appassiona questo progetto, come una nuova avventura dello spirito nella forma. Cos’è un Essere umano se non ha la sua Avventura, se non segue le orme di Ulisse, se non salta sul suo Pegaso alato per inseguire fino all’ultimo respiro il suo Graal?

Chi ha paura di morire è già in fin di vita perché è proprio la morte che apre le porte all’Ineffabile.


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