In tempi eccezionali, in cui ogni regola è sovvertita, le consuete strategie di scelte, di azioni e di combattimento diventano inefficaci e talvolta controproducenti.
Il Guerriero è tale se sa muoversi con lucida follia.
Il quesito attuale da porsi è il seguente: si può uscire da un sistema, restando nel sistema?
Questa è l’incredibile sfida del guerriero, questa è la lucida follia di cui parlo.
Sono certo non soltanto che sia possibile, ma addirittura che questa sia l’unica strategia per vincere contro la disordinata follia che si è impadronita della società in questo momentaneo segmento della storia.
L’alleato del guerriero è il caos. La lucida follia del guerriero è alleata con il caos.
La legge del caos si collega ad una teoria comunemente nota come "effetto farfalla", effetto così chiamato per via del titolo di una relazione presentata da Edward Norton Lorenz nel 1972 all'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza a Washington, DC, dal titolo La prevedibilità: Il battere delle ali di una farfalla in Brasile provoca un tornado in Texas?. Il movimento delle ali di una farfalla rappresenta un piccolo cambiamento nella condizione iniziale del sistema, che provoca una catena di eventi che portano a fenomeni di scala sempre più vasta. Se la farfalla non avesse sbattuto le ali, la traiettoria del sistema sarebbe stata molto diversa.
Dice il celebre fisico Poincaré: “Una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione determina un effetto considerevole che non possiamo mancare di vedere e allora diciamo che l’effetto è dovuto al caso (…) Può accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali ne producano di grandissime nei fenomeni finali. Un piccolo errore nelle prime produce un errore enorme nei secondi. La previsione diviene impossibile”.
Il matematico James York dice a tale proposito: “Nella vita è importante essere flessibili. Io non pianifico le cose, preferisco scoprirle”. Questa frase esprime uno dei principi su cui si basa il Guerriero.
La realtà ha sempre un lato imprevedibile che sfugge ad ogni programma, per quanto accuratamente organizzato. L’imprevedibilità è la forza della coscienza umana che è l’espressione di un’ottava molto più alta.
Il Guerriero sa muoversi nella sua lucida follia perché non segue le leggi della mente, ma le infinite possibilità dell’Anima.
“L’Arte dell’Agguato consiste in una serie di procedure e atteggiamenti che consentono al guerriero di trarre il meglio da ogni possibile situazione” dice don Juan a Castaneda.
Per trarre il meglio si deve partire dal principio che bisogna sovvertire ogni regola consueta per non fornire al nemico schemi abituali che possa riconoscere.
Il guerriero deve però conoscere molto bene innanzitutto i propri schemi mentali, quelli acquisiti dall’educazione profana che si basa su condizionamenti abilmente somministrati nel tempo, che non si reggono sulle leggi della natura e che non rispecchiano la più alta Intelligenza. Se non ha questa conoscenza di sé rischia di entrare non nella lucida follia, ma solo nella follia.
Ovviamente il guerriero ha accesso alla sua Anima, altrimenti non potrebbe nemmeno definirsi tale. Egli deve poter spostare, almeno in certi momenti, il Centro di identità. Finché è identificato con l’ego, è dormiente. Inizia a svegliarsi quando il Sé prende il timone della sua forma.
Dice don Juan: “Chiunque riesce a spostare il proprio Punto di Unione in una posizione nuova è uno Sciamano. Da quella nuova posizione egli può compiere ogni sorta di azione…nei confronti del genere umano. Lo Sciamano veggente (l’uomo di conoscenza) mira ad andare oltre quel limite (limite dell’ego) e per farlo ha bisogno di moralità e bellezza”.
“Il primo principio dell’arte dell’agguato è che il Guerriero sceglie il proprio campo di battaglia. Un guerriero non va mai in battaglia senza conoscere i dintorni.”
Le parole chiave sono scegliere e conoscere. Conoscere il campo di battaglia ovviamente è una metafora che abbraccia ogni aspetto della vita. I dormienti non conoscono perché bevono senza nessuna discriminazione e senza l’arte del dubbio ogni cosa che gli venga propinata. Non si mettono in movimento per esplorare l’ambito in cui decidono di combattere con un atto di scelta consapevole, con un preciso intento.
Per conoscere bisogna essere liberi dagli schemi, ma anche aver sviluppato una percezione che non passa attraverso processi mentali, una facoltà molto simile all’intuizione commista ad un senso sottile che coglie la frequenza delle persone e degli eventi. Ciò si sviluppa con la quiete della mente e con la forza del Cuore (coraggio). Potrei dire con un altro linguaggio che il quarto, terzo, secondo e primo chakra si allineano.
Il Guerriero non sceglie mai in preda all’ira, all’indignazione e alla paura, non perché sia esente da queste emozioni, ma perché sa riconoscerle, gestirle e trasformarle, cambiando il punto di osservazione.
“Il secondo principio dell’arte dell’agguato è scartare ciò che è superfluo. Un Guerriero non complica le cose. Mira alla semplicità. Dedica tutta la sua concentrazione a decidere se ingaggiare o meno battaglia, perché ogni battaglia è per la vita.”
Ci vuole una buona dose di purezza per cogliere ciò che è superfluo nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni e nelle nostre azioni. Bisogna essersi liberati da qualsiasi forma di morale convenzionale per entrare nel regno dell’Etica. La mente è soggetta alla morale, invece l’Anima è di per sé etica perché agisce secondo principi universali.
Il Guerriero è molto concentrato proprio perché sa che ogni battaglia è per la vita. Non si getta quindi nella mischia, pondera con attenzione e può rimandare la sua lotta o astenersi del tutto. Non ci sono grandi o piccole battaglie. Ogni battaglia interna è anche esterna ed ogni battaglia esterna è anche interna.
“Il terzo principio dell’arte dell’agguato dice che un guerriero deve essere pronto e disposto a prendere posizione qui e subito, ma non all’insegna del caos.”
Bisogna spiegare chiaramente che don Juan usa la parola caos nell’accezione di disordine. Il guerriero non agisce in maniera irrazionale, disarmonica e scoordinata. Quando sceglie di agire lo fa all’istante, nel presente, con la sua lucida follia.
Per essere sempre pronti bisogna essere in una solida presenza e avere un buon radicamento. Il guerriero ha un intento definito.
Ma se prendesse posizione, spinto dall’impulso, sarebbe immediatamente sconfitto. Ci sono contesti in cui è utile tacere e non agire perché la parola e l’azione non avrebbero efficacia e si ritorcerebbero contro di lui.
“Il quarto principio dell’arte dell’agguato è che un guerriero, si rilassa, si abbandona, non teme nulla. Solo allora il potere che guida gli esseri umani gli apre la strada e lo sostiene. Solo allora.”
Meraviglioso è questo principio. Il guerriero non teme nulla perché è coraggioso in quanto non ha paura della morte che èsua alleata. Non la teme perché la conosce e sa che è una parvenza del mondo ordinario. Ma se si pone sull’altro punto di osservazione sa che la morte non esiste, se non in quanto è una porta di passaggio sul piano dell’Essenza. Non temendo la morte, può abbandonarsi con fiducia alla Vita e al potere che sta dietro l’ordinaria realtà umana. Con un altro linguaggio potremmo dire che si abbandona al Potere del Divino.
“Il quinto principio dell’arte dell’agguato dice che difronte a circostanze impossibili da affrontare il Guerriero si ritira temporaneamente. Si dedica a qualcos’altro; va bene qualunque cosa.”
Questo principio corrisponde al quinto esagramma dell’I King: l’Attesa. Non è ancora il momento di agire e il Nobile (il Guerriero) accumula le forze e si prepara alla battaglia. Mangia, beve ed è lieto e fiducioso. Solo chi ha fiducia può abbandonarsi. Non bisogna accelerare i tempi. Il Guerriero quindi si rilassa e si dedica a cose piacevoli e nutrienti. Può meditare, leggere, ascoltare musica, dedicarsi ad un’attività ricreativa, stare in silenzio, osservare la natura.
“Il sesto principio dell’arte dell’agguato è che il Guerriero comprime il tempo. Anche un solo istante conta. In una battaglia per la sopravvivenza, un secondo è un’eternità, un’eternità che può decidere l’esito. Il Guerriero mira a riuscire, quindi comprime il tempo. Non spreca neppure un istante.”
Questo principio non è facile da comprendere per chi non abbia l’esperienza del silenzio mentale durante l’azione, in cui tutto dentro di sé si ferma, come in una sospensione, e si diventa completamente lucidi, perdendo il senso dello scorrere del tempo. Talvolta questo accade quando siamo coinvolti in un grave incidente in cui il tempo si arresta e in un istante vediamo la nostra vita e abbiamo delle chiare comprensioni.
“Il settimo principio dell’arte dell’agguato dice che colui che pratica l’agguato non si mette mai in mostra. Osserva da dietro le quinte. Per applicare il settimo principio bisogna applicare gli altri sei.”
Questo principio esprime la quintessenza dell’arte dell’agguato. Il guerriero deve essere abile a mimetizzarsi, se vuole catturare la preda. Catturare la preda è una metafora per indicare la competizione compiuta con astuzia, seguendo gli altri sei principi di quest’arte.
Il nemico non deve sapere che sei pericoloso, che sai combattere. Non se ne accorge perché il guerriero non usa le strategie consuete che il potere mette in atto e quindi non le riconosce.
Riassumendo:
1) Scegliere e conoscere il campo di battaglia
2) Scartare il superfluo e mirare alla semplicità
3) Agire nella presenza e nel radicamento
4) Abbandonarsi con Fiducia
5) Sapersi ritirare ed attendere
6) Agire nel silenzio e non sprecare nessun istante
7) Osservare da dietro le quinte senza mettersi in mostra.
Non ci si può improvvisare guerrieri. È un cammino arduo e silenzioso. Ma soltanto così ha senso vivere, animati da una forte Aspirazione alla Verità e alla Conoscenza, sentendo l’Unità con ogni manifestazione della Vita.
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