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Immagine del redattoreRoberto Maria Sassone

Il senso della Mindfulness: riflessioni

Aggiornamento: 14 ago 2019




Ho sempre più forte la sensazione che "il mondo della meditazione" abbia preso una deriva equivoca e superficiale e che l'insegnamento che c'è dietro di essa, quello vero e tradizionale, sia stato travisato, ma soprattutto adattato alle esigenze di mercato. Il messaggio che passa è che la meditazione sia una pratica di rilassamento e di pace, perché questo è l'aspetto che le persone cercano di realizzare in un mondo caotico e competitivo. Non che questo aspetto sia falso, ma è certamente la qualità più superficiale della pratica meditativa. Abbracciare la Via della meditazione significa entrare nel viaggio della consapevolezza; ma la consapevolezza è una ardua "conquista" che comporta la "discesa negli inferi", la caduta delle illusioni mentali, dei nostri mondi ben confezionati, dell'immagine di noi stessi. La consapevolezza non è una tecnica, ma uno STATO che coinvolge ogni istante ed ogni aspetto della nostra vita. La via della consapevolezza è la via dell'Eroe. Inoltre la pratica di meditazione si inserisce in un piano più vasto in cui si pone una particolare attenzione al modo in cui ci poniamo durante la quotidianità nei confronti degli altri esseri viventi e della natura. È una via Etica, in cui ci si assume una completa responsabilità di noi e delle nostre azioni. La meditazione ci apre ad una "chiara visione" delle nostre menzogne più spiacevoli, delle fragilità che cerchiamo di nascondere e delle ombre più inquietanti. Percorrere questo viaggio naturalmente offre tesori inestimabili e consente di avere una sempre maggiore equanimità, ma mettendo in gioco ogni aspetto di noi stessi, con coraggio, umiltà e determinazione. Per questi motivi che qui ho sintetizzato sono pochi coloro che scelgono un insegnamento serio ed impegnativo e preferiscono andare in contesti in cui la meditazione venga proposta nella sua versione "facile" ed incoraggiante. La trasformazione è un atto di Sublime Aspirazione del Cuore.

Qualcuno mi ha detto che è meglio un'impostazione superficiale alla mindfulness rispetto a niente, ma non sono assolutamente d'accordo. Bisogna stare attenti a non confondere superficiale con semplice. È evidente che l'insegnamento inizia con fasi più semplici, ma va subito impostato in un ambito di retta comprensione. Un'impostazione superficiale dà un orientamento scorretto già in partenza. Mentre un'impostazione semplice, ma fedele all'essenza dell'insegnamento, diventa una base per ulteriori insegnamenti.


Sento spesso affermazioni del tipo: “Preferisco meditare con la musica, mi viene meglio, cosi mi rilasso e mi concentro di più”. E se qualcuno risponde che la meditazione è stare con quello che c’è, anche eventualmente con l’agitazione, a sua volta la persona risponde: “Non è vero! Credo che sia normale per chi inizia commettere certi errori di impostazione della pratica ed è per questo che ci sono gli insegnanti; ma addirittura ergersi a conoscitori, essendo davvero nel palese errore, è disarmante! La meditazione non è qualcosa per far rilassare.... È così difficile accettarlo?

Per me è importante cercare di fare un po' di chiarezza perché in questo campo c’è molta confusione e si mescolano talvolta elementi, che presi di per sé, hanno un grande valore, ma che non fanno parte di una determinata via. La musica per esempio è un’esperienza meravigliosa, talvolta sublime, che può condurre verso vette molto alte. Il rilassamento, la quiete, sono obiettivi altrettanto nobili. Semplicemente però hanno appunto un loro ambito ed una loro funzione.

Per quanto mi riguarda chiamo presuntuosi coloro che, essendo ancora agli inizi di una specifica disciplina, non vogliono ascoltare chi ha esperienza. Tutto qui. A qualsiasi livello, ognuno di noi ha sempre da imparare, io per primo ovviamente. Ma se uno insegna come si suona la chitarra e l’allievo pretende di voler mettere le dita come si fa con il pianoforte, è presuntuoso, ovvero presume di sapere ciò che non sa. La Vipassana per esempio ha una tradizione alle spalle e delle indicazioni precise che non possono essere disattese.

Comunque, sempre secondo me, a prescindere dalla motivazione per cui una persona mediti, almeno che lo faccia nel modo appropriato, secondo la Tradizione a cui appartiene, e non che faccia una macedonia! Ma alla fine, pensandoci bene...noi diamo degli insegnamenti basati sulla Tradizione, e poi chi ha un’autentica Aspirazione li seguirà. Tutti quelli che vogliono continuare a mistificare, lo facciano...tanto non servirà loro a nulla e resteranno nella loro bella costruzione!

Sono costernato dal pessimo "uso" che si fa della spiritualità. Intenzionalmente adopero il verbo usare perché vedo continuamente che proprio coloro che ne parlano molto spesso la mettono al servizio del potere personale, della presunzione, dell'intransigenza, del fanatismo e dell'orgoglio. Atteggiamenti del tipo "io ho capito tutto", "io possiedo la verità", "io ti voglio insegnare come stanno le cose" vengono ostentati nella più totale incoscienza ed ignoranza. Oppure aumentano coloro che riferiscono di comunicare col "divino" o di agire in base alle indicazioni della propria anima, ma non ti ascoltano, non sanno tacere, non hanno la minima umiltà. Ormai da tanto tempo cammino nei sentieri del Cuore e vedo che quelle poche cose che so le conosco soltanto perché le vivo veramente come esperienza concreta...e sono davvero una piccola porzione di qualcosa d'immenso che a stento intuisco. Siamo ignoranti che hanno la gioia di cogliere talvolta qualche "diamante" e sarebbe più semplice ammettere la poca conoscenza che abbiamo e, per quanto riguarda ciò che di autentico abbiamo realizzato, parlarne con semplicità, facendo precedere le nostre affermazioni da un sincero "penso che" o "secondo me"... La spiritualità può fiorire solo nell'umiltà e nell'intimità silenziosa del nostro Cuore, attraverso una continua e perseverante Aspirazione.


Vorrei poter restituire alla parola spiritualità il suo senso più sacro, da tempo misconosciuto e travisato. Ma ovviamente quando faccio qualsiasi affermazione aggiungo “secondo la mia opinione o secondo la mia esperienza”. Già questo aggettivo “mia” lo sento ingombrante, ma non riesco ancora a trovare un linguaggio diverso! Volendo essere sintetico parlerò senza filtri, con parole “passate di moda”. La spiritualità riguarda solo ed esclusivamente l’esperienza del Divino interiore o immanente o del Divino in quanto Essere che sostiene e contiene ogni cosa. Se non si ha questo contatto profondo e si cerca qualche altra esperienza non si è in un cammino spirituale. Ovviamente questa è l’esperienza che mi appartiene e che con estrema gratitudine custodisco nel Cuore. La bellezza di tutto questo è che VERAMENTE nell’intimo di noi stessi siamo una Pienezza d’Amore che riduce ogni altro aspetto della vita ad un corollario che ha senso soltanto se animato da questa Pienezza. Tutte quelle proposte che parlano di realizzare la “potenza della mente”, le risorse per realizzare una vita felice o di dare forma ai propri desideri sono trappole egoiche che servono solo a rafforzare il narcisismo. Ma se si “intuisce” che c’è una vero Nucleo d’Essere nell’essere umano e lo si lascia germogliare con la semplicità dell’ascolto, e che questa esperienza avviene tramite la MERAVIGLIA DEL NOSTRO CORPO, niente è paragonabile ad una tale Grazia. Questa Luce concreta svela anche la Bellezza della Natura, delle sfumature variegate degli individui e delle azioni radicate nella sincerità. Allora sì che si può iniziare a parlare della bellezza e del valore della Vita.


Viene spesso confuso l’atto del meditare con lo stato della meditazione. Essere in meditazione significa essere in contatto con il nucleo profondo di coscienza di cui siamo un’espressione nel presente senza tempo. Ma anche in questa dimensione temporale ne siamo espressione nella forma che esprime gli innumerevoli riflessi dell’ineffabile essenza divina. Ma questo stato di Grazia e di Unità non appartiene alla comune coscienza mentale in cui la stessa mente, così come la conosciamo, è offuscata, distorta e divisa. La mente razionale funziona per categorie e diventa ancora più fuorviante se è impregnata di ideologie precostituite, sostenute ed alimentate da centri di potere religioso ed economico. Per tale motivo in varie fasi della storia sono apparsi esseri speciali chiamati maestri, profeti e figli di Dio, che hanno donato non solo messaggi di verità per ricordare agli esseri umani la loro natura divina, ma hanno anche insegnato pratiche di consapevolezza, di trasformazione e di meditazione per consentire agli “Uomini e Donne di buona volontà” di mettersi in cammino verso se stessi. Ovviamente parlare di cammino o di Via o di percorso è solo una metafora perché non si tratta dì “arrivare da qualche parte” o di “ottenere qualcosa”, ma di “svegliarsi” a ciò che si è già: gocce divine che non sanno di esserlo. Ma “essere” e “divenire” sono due aspetti complementari di un’unica Coscienza. Perciò in tutte le tradizioni appare la metafora del Viaggio iniziatico dell’Eroe e dell’Eroina; finché non avviene il “risveglio”, si è ancora nel processo e nel relativo. Ma ad un certo punto, d’improvviso, si nasce all’Essere e nulla è più come prima. Ci vuole un lungo viaggio per scoprire che non c’è nessun viaggio, ma che siamo sempre stati raggi d’Essere, pure coscienze d’Amore. Finché questo STATO non si manifesta, non immaginate che sia semplice, che basti fare qualche corso di meditazione, esercitandosi per dieci minuti al giorno o per trenta, se siamo diligenti, lasciando però che la nostra vita resti così com’è nell’attesa del miracolo. Oppure cerchiamo l’ “aiutino” di qualche sostanza di moda per “aprire la mente”, pavoneggiandoci con gli amici nel racconto delle straordinarie visioni avute, e passando da un’esperienza all’altra, senza approfondire nulla, come se fossimo in un supermercato in cui acquistare un etto di sciamanesimo, un chilo di buddismo, una spruzzata di channeling con contorno di sufismo, creando così un polpettone in cui mescoliamo tradizioni sapienziali di grande valore con pratiche deleterie che offuscano ancor più la coscienza e alimentano l’orgoglio e la sensazione di essere speciali. Il mio consiglio è di avere una sola Via di riferimento che appartenga ad una Tradizione e non ad una moda, per poterla poi lasciare con naturalezza quando cade l’ultimo velo e SIETE CIÒ CHE È. Ci vuole determinazione, intento, aspirazione, fede, qualità che non sono più di moda e che sono state logorate e mistificate. Ecco perché molti ormai “meditano” ma pochi sanno realmente quel che fanno.


Lo stato naturale dell'essere umano dovrebbe essere la consapevolezza che accompagna e testimonia ogni istante della nostra vita. Per motivi che sono stati trattati ampiamente da numerosi maestri ed insegnanti, questo non è lo stato dell'essere umano di questa epoca. Senza perdersi nel labirinto delle discussioni filosofiche mi preme sottolineare che senza la consapevolezza gli individui sono addormentati, offuscati, ipnotizzati, e vivono nell'illusione di essere svegli. Il senso della spiritualità e del suo fulcro è realizzare questo stato di continua PRESENZA, che è anche conosciuto ultimamente come stato di mindfulness. Le varie Vie spirituali (amo chiamarle le vie della Coscienza) si pongono come obiettivo il RISVEGLIO, ovvero il recupero di questa condizione in cui c'è la PIENA COSCIENZA DI SÉ nel flusso quotidiano della propria vita, vissuta in tal modo da protagonisti e non da marionette. La spiritualità è di fatto una SCIENZA DELLA COSCIENZA, oserei dire una scienza pragmatica, concreta, fatta di tappe e processi reali di trasformazione. Per tale motivo sono pochi coloro che decidono con ASPIRAZIONE ED INTENTO di percorrere questa strada coraggiosa che mette in crisi tutta la propria vita che è stata costruita sull'illusione. Il pericolo è quello di cadere in una mielosa interpretazione di questa strada, ovvero di perdersi nel "sogno meraviglioso" fatto di stati d'animo costruiti, di finti atteggiamenti amorevoli, di voci interiori fasulle, di atteggiamenti trascendentali, di sorrisi affettati, di discorsi pseudoesoterici, di frasi fatte, di contatti con esseri di luce che di luce non sono, di spiegazioni karmiche, di fuga dalla realtà. Sto cercando di mettere tutte le mie energie e le poche conoscenze vere che ho al servizio di questo progetto di scienza della coscienza, in un percorso che non trascura nessun aspetto dell'individuo, corpo, istinti, emozioni, processi mentali, azioni, relazioni ed Identità essenziale (essenza individuale), percorso che ho chiamato Self Mindfulness™ il cui fulcro è lo Spazio del Cuore, via d'accesso al nostro essere interiore. La via della consapevolezza conduce all'inferno, al purgatorio e al paradiso. Bisogna avere il coraggio anche di sporcarsi le mani, per così dire, cioè fare i conti con i nostri lati oscuri, meschini, miseri, ma con sguardo amorevole, con la tenerezza dovuta alla nostra fragile umanità.


Desidero mettere in evidenza un aspetto della ricerca interiore che viene continuamente rimosso, anche se a livello cognitivo la maggior parte di persone lo conosce perché ha letto alcuni libri, ma non lo applica a se stesso quasi mai: la ricerca interiore è un cammino PRATICO, REALE, CONCRETO E ATTIVO. Conoscere le cose non serve a niente, se non si decide con un intento ferreo di praticare, praticare e praticare la CONSAPEVOLEZZA per mezzo degli strumenti che le Tradizioni sapienziali ci hanno fornito, primo fra tutti la meditazione di consapevolezza formale ed informale. Ogni momento della vita è PRATICA. Se non si fa questo, parlare di meditazione, confrontarsi sulle varie IDEE resta solo una ginnastica mentale che aumenta la trappola delle formazioni mentali. Un altro aspetto da sottolineare è che, anche se si riesce ad avere un collegamento con il proprio Centro interiore di Coscienza, si continuano a manifestare le disfunzionalità del carattere. Illudersi che una persona"cosiddetta spirituale" sia esente da rabbie, bisogni, attaccamenti e conflitti, È PURA INGENUITÀ. Ma cosa fa la differenza tra un Ricercatore interiore ed un individuo comune? È l'impegno che il Ricercatore mette nel realizzare una disidentificazione da quel meccanismo, osservarlo, attribuirlo a se stesso e non agli altri, non caderci dentro. Invece mi accorgo che spesso sono proprio i cosiddetti ricercatori spirituali che sono i più presuntuosi. Sanno tutto di tutto, parlano come se avessero in tasca le soluzioni, ben apprese dalle numerose letture. Reagiscono immediatamente se sentono di non essere condivisi nelle loro idee, diventando arroganti. NOI SIAMO ANCORA DEI BAMBINI nel campo della Coscienza. Non dimentichiamolo mai e cerchiamo di imparare ad ASCOLTARE e ad OSSERVARE.....ma soprattutto a PRATICARE;

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