articolo di Luisa Barbato, Nitamo Montecucco e Roberto Maria Sassone
Olos in greco significa l’intero, il tutto. Il modello psicosomatico olistico utilizzato dalla nostra scuola considera l’essere umano come un’unità di coscienza complessa, ossia come un sistema unitario che si manifesta in molteplici dimensioni: somatiche, sensoriali, emozionali, mentali e di coscienza. Tale modello permette di integrare perfettamente la clinica psicologica con i modelli psicosomatici e psico-neuro-endocrini, e con i modelli psicologici tradizionali e moderni.
Il paradigma olistico
L’olismo è un modo unitario e organico di vedere la realtà, l’essere umano e l’esistenza. L’emergere di una visione olistica rappresenta, di fatto, una vera e propria rivoluzione culturale e scientifica, poiché nella civiltà occidentale predomina da secoli una visione dicotomica e frammentata che tende a separare la mente dal corpo, dalle emozioni e dalla coscienza profonda. Il nucleo centrale del paradigma olistico e del modello psicosomatico da esso derivato è il centro della coscienza umana che Reich percepì come la “funzione centrale dell’autopercezione e dell’autoconsapevolezza” o “nucleo” che stimola “l’anelito alla conoscenza”.
Il modello olistico ci permette di comprendere l’essere umano come un sistema unitario multidimensionale nel quale il corpo è inscindibilmente legato ai sentimenti e alla psiche, e nel quale gli stati di coscienza si riflettono sulla dimensione somatica ed emozionale.
La visione psicosomatica reichiana
Nella clinica psichica questa visione unitaria si collega all’identità funzionale fra il carattere di una persona e il suo atteggiamento corporeo individuati per primo da W. Reich, come dire che non sarebbe possibile per un individuo strutturare una determinata risposta alla vita in termini emotivi, cognitivi e comportamentali senza strutturare un determinato assetto corporeo che Reich definì armatura muscolare o caratteriale. Per la clinica reichiana esiste un’unità funzionale dell’individuo che integra gli aspetti psicosomatici (grossolanamente il corpo, le emozioni e la mente), con la circolazione energetica che determina l’assetto, la struttura, le disfunzioni, le patologie, le possibilità di cura della fisiologia e della psiche. Le più immediate conseguenze di questo assunto sono che:
Il disagio psichico, le nevrosi o le psicosi, ha una precisa espressione corporea che permette il protrarsi della patologia;se si interviene sull’apparato corporeo si agisce anche sull’equilibrio psichico della persona;l’intervento sul corpo che non tiene conto del versante psichico rischia di non essere efficace o di creare altri versanti disfunzionali, viceversa l’intervento sulla psiche risulta essere molte volte più incisivo se si considerano i blocchi corporei che il disagio psichico ha strutturato.
Dalla dicotomia corpo-mente alla psicologia olistica
L’olismo costituisce quindi un’evoluzione della dicotomia materialismo-spiritualismo. La vecchia dicotomia, che ha diviso il corpo dall’anima e la scienza dalla religione, si presenta come una forma rigida di percezione, separando l’emisfero razionale-maschile che vede il mondo con la sola ragione e, in opposizione, l’emisfero irrazionale-femminile che ne percepisce solo il lato intuitivo. L’olismo rappresenta la sintesi che riunisce le due attività psichiche “emi-sferiche” del cervello, la razionale-mentale e l’intuitiva-emozionale, in una percezione globale e unitaria: il senso del Sè. Partendo dalla concezione della Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalannfy dell’essere umano e dell’esistenza, si integra il “sistema umano” e si pone la dimensione interiore-profonda della coscienza – il sé – quale elemento unificante.
La visione olistica, come visione “globale” che riunisce le percezioni emisferiche frammentate è stata dimostrata sperimentalmente in una vasta serie di ricerche sulla neurofisiologia degli stati di coscienza, in particolare nello stato di risveglio della coscienza di sé che porta a una sincronizzazione e dà coerenza alle attività elettroencefalografiche frammentate del cervello, generando un’unità percettiva globale.
Il modello olistico che utilizziamo, con ottimi risultati da più di quindici anni, fa riferimento sostanzialmente alle neuroscienze, alla psiconeuroendocrinoimmunologia, all’evoluzione embriologica, agli studi sugli stati di coscienza e utilizza ampiamente le basi tradizionali e recenti di psicologia del profondo, le scienze della comunicazione e dell’educazione.
Si possono di seguito analizzare le differenti componenti del nostro modello olistico.
1 – Le ricerche sperimentali sul modello olistico: dalle neuroscienze alla psicosomatica
Le ricerche sperimentali sulla coerenza e la sincronizzazione cerebrale.
Il nostro istituto, dalla fine degli anni ottanta ad oggi, ha condotto una vasta serie di ricerche sperimentali sulla psicosomatica e gli stati di coscienza patologici o meditativi. La ricerca si è avvalsa di un elettroencefalografo computerizzato (EEG), da noi sviluppato, capace di fornire una mappa globale delle funzioni cerebrali, con grafici a colori di tutte le bande EEG simultaneamente e capace di fare l’analisi di Fourier a 64 bande d’onda eeg, e con l’analisi della coerenza di Pearson tra le onde degli emisferi cerebrali. Con questo avanzato strumento scientifico, capace di elevati standard di analisi ed elaborazione dei tracciati elettroencefalografici, il nostro istituto ha svolto numerose ricerche sperimentali in neuropsicologia, studiando la coerenza elettroencefalografica e la sincronizzazione delle aree cerebrali sia negli stati patologici classici, come la depressione, lo stress, gli stati di ansia, le crisi di panico, le tensioni muscolari croniche, sia studiando parallelamente gli stati di coscienza più sani, integri ed evoluti come gli stati di creatività, di meditazione, di integrità psicofisica. Grazie ad un successivo modello a 12 elettrodi, abbiamo potuto fare ricerche anche sulla psicologia della coppia e di gruppo, studiando la coerenza cerebrale e sincronizzazione tra i cervelli di due persone (coppie, terapeuta-paziente, madre-figlio) e di 12 persone contemporaneamente.
Le ricerche fatte tra il 1990 e il 2005, hanno portato a quattro scoperte di
Coerenza cerebrale e salute globale
La prima scoperta è l’esistenza di differenti stati di coerenza EEG cerebrale (sincronizzazione). Le aree del cervello possono comunicare tra loro con più o meno coerenza (da più 80% a – -30%) in relazione agli stati di coscienza e di salute psicosomatica: alti valori di coerenza sono significativamente correlati con stati di armonia psicofisica e senso di benessere, mentre bassi valori sono associati a stati di conflitto interiore e depressione psicofisica. Questi valori di coerenza sono di grande importanza per una diagnosi delle patologie neurologiche e psicosomatiche e sono di grande aiuto per quantificare l’integrità psicologica, la creatività e l’equilibrio psicofisico.
Stati armonici ad alta coerenza
– La seconda importante scoperta riguarda l’esistenza di stati EEG ad alta coerenza (90-100%), spesso associati ad onde armoniche che sono tipiche di momenti di intensa creatività, profondo benessere, intuizione e stati di meditazione. Le ricerche condotte su yogi e meditatori, in differenti monasteri dell’Himalaya e del sud dell’India, hanno mostrato che in stati di profonda meditazione ed alta consapevolezza le onde cerebrali diventano altamente coerenti (sincronizzate) e perfettamente ordinate, spesso evidenziando inaspettate e affascinanti onde “EEG armoniche”, tipiche degli strumenti musicali, come se tutte le differenti frequenze dei vari centri cerebrali stessero suonando la stessa sinfonia globale. In questo stato, le informazioni si distribuiscono armoniosamente attraverso l’intero cervello, e la persona sperimenta un profondo e globale senso di sé, come una indivisa unità di corpo, mente e coscienza. Ogni essere umano può muoversi, nella sua vita, fra differenti stati di coerenza, sperimentando perdita di senso così come integrità e realizzazione. Gli stati ad alta coerenza mostrano l’incredibile potenziale del cervello umano di raggiungere più alti stati di ordine e consapevolezza. Questo può essere di grande utilità per quantificare il grado di sviluppo del potenziale umano.
Coerenza e sincronizzazione interpersonale
– La terza scoperta riguarda la “coerenza interpersonale” tra cervelli. Gli esperimenti hanno mostrato una inaspettata comunicazione e EEG tra due persone sedute una vicina all’altra (20-50 cm), con valori di picco della coerenza vicini al 90%. I cervelli di persone vicine, che normalmente mostrano dei grafici cerebrali completamente indipendenti (zero coerenza), possono diventare altamente coerenti, attraverso l’empatia, l’amore, il silenzio e lo scambio intellettuale.
Coerenza e sincronizzazione collettiva
– La quarta scoperta riguarda l’esistenza della “coerenza collettiva” tra i cervelli di un gruppo di persone. Abbiamo osservato e quantificato una forte sincronizzazione collettiva tra i cervelli di 12 persone sedute in meditazione silenziosa, con un valore medio collettivo tra il 50 e 70%. Questo dimostra l’esistenza di una coscienza collettiva, e mostra che gli esseri umani possono comunicare e percepire un profondo senso di unità. I dati sperimentali possono aiutarci a comprendere le basi scientifiche della sensazione di unità, cooperazione e relazione tra persone, dalle classi scolastiche ai gruppi di lavoro, al dialogo tra popoli.
Questi studi, che sono stati pubblicati su riviste italiane e internazionali, hanno dato risultati di estremo interesse per comprendere le radici del malessere e la sua risoluzione. Da queste ricerche è emerso così un modello psicosomatico avanzato, confermato non solo dalle nostre ipotesi di lavoro, ma anche dalle varie ricerche internazionali e dalla pratica avanzata della psicoterapia reichiana.
2 – La visione olistica psicosomatica dell’essere umano
Il modello olistico dell’essere umano elabora quindi una concezione unitaria e multidimensionale che si allarga al concetto di salute, di eziopatogenesi e di terapia.
Si considera l’unità di coscienza – intesa come percezione globale del proprio essere – quale elemento centrale e fondamentale dell’essere umano, il nucleo essenziale da cui si sviluppa ogni futura attività fisica, emozionale e mentale.
Un modello naturale
L ’essere umano “sano” che prendiamo come modello “naturale” di riferimento – conseguenza ed evoluzione del concetto reichiano di “carattere generale” -è una persona integra e matura, che tende alla conoscenza di se stesso e dell’esistenza, che è consapevole dei suoi bisogni più istintivi come delle sue emozioni, che è in contatto con la sua sensibilità e affettività, ed è capace di abbracciare, con la mente e con il cuore, le relazioni umane e le cose della vita.
Cyber: il modello olistico psicosomatico
Il modello olistico considera simultaneamente le due principali e inscindibili dimensioni dell’essere umano – quella interiore e quella esteriore. La dimensione esteriore, materiale dell’essere umano viene espressa da un modello complesso cherappresenta e codifica la multidimensionalità umana, capace di manifestarsi contemporaneamente su differenti piani della realtà, che codifichiamo come:
Somatico: fisico – biochimico – anatomo fisiologico
Energetico: biologico – elettromagnetico – sensoriale
Emozionale: istintivo – ormonale – endocrino
Mentale: psichico – neuropsichico – cerebrale
Cosciente: unitario – sistemico – cognitivo
Ambientale: famigliare – sociale – culturale – eco-sistemico
Globale: cicli cosmici stagionali che influenzano la pineale e i cicli neuroendocrini generali.
3 – L’unità “energia-informazione” dall’Orgone alla cibernetica
Il punto centrale del modello è quindi l’unità psicosomatica tra le due maggiori dimensioni dell’esistenza: quella oggettiva/esteriore (soma) e quella soggettiva/interiore (psiche) che sono intimamente connesse e in profonda, costante interazione. L’elemento fondamentale per riunire concettualmente queste dimensioni finora separate è il concetto di “energia-informazione”, già intuito e utilizzato dalle antiche medicine tradizionali cinese (C’i), indotibetana (Prana, Rlung) e, più recentemente, da Reich con il termine di “energia orgonica”. Questo concetto si è sviluppato negli ultimi venti anni, sia a livello psicosomatico e bioenergetico sia a livello scientifico, con gli studi sull’energia elettromagnetica, la bioenergia e gli stati di coscienza. L’energia (elettromagnetica, biochimica, quantistica, neurofisiologica) è la base fisica di ogni materia esistente e l’informazione ne rappresenta “il senso”, “il significato”, ossia la componente “cognitiva”, cibernetica, immateriale che ne regola ogni processo biologico, cognitivo e psichico. La comprensione che ogni energia è informata, porta ad osservare i processi energetici psicosomatici come “flussi di informazioni” e che ogni energia mostra intelligenza, capacità di generare ordine, coerenza e bellezza. L’unità energia-informazione diviene allora un concetto unificante che ci permette di comprendere in modo più razionale e scientifico come la dimensione psichica sia intimamente connessa con quella somatica.
Per semplificare si può dire che l’energia è la base di tutti i processi vitali, le funzioni base, le azioni, il movimento, ma anche il pensiero, i processi ideativi e cognitivi. In questa linea si può pensare al carattere di una persona in termini di energia e quindi, anche, di strutturazione corporea, ossia la quantità di energia che una persona utilizza, la modalità di scorrimento della stessa e la sua funzionalità interna strutturano il suo corpo e la sua psiche.
Questo filone di ricerca, che ha in W. Reich il suo precursore, ha creato l’humus sul quale sono cresciuti gli orientamenti di indagine clinica psico-corporei che trovano la loro prassi nelle psicoterapie corporee.
Quasi un secolo di ricerche hanno creato filoni di indagine differenziati e impostazioni a volte divergenti, pur avendo la visione analitica psico-corporea riscosso un grande successo (si pensi alla diffusione della bioenergetica negli Stati Uniti). Si possono tuttavia delineare alcuni punti sintetici che partono dalle scoperte di Reich e che sono generalmente condivisi dalle varie scuole, per arrivare alla lettura dell’individuo da un punto di vista psico-corporeo.
Si passerà poi a evidenziare la specificità dell’attuale modello post-reichiano che unisce le intuizioni di Reich alle moderne teorie dei sistemi complessi.
4 – La visione analitica reichiana
La visione tradizionale
Reich allargò la visione psicoanalitica sul sistema-carattere, introducendo una globalità dell’individuo che implica uno stile, un modo di essere. Il carattere è il depositario dei momenti nei quali si creano le fissazioni, gli ancoraggi a esperienze precise della storia di un individuo. Queste fissazioni lasciano dei segni incisi a livello corporeo e su tutti gli apparati del Sé. Il carattere diviene allora un’accezione molto vasta che include anche il corpo, secondo l’idea che esiste una specificità nell’essere umano che si estende in tutti i sotto-sistemi individuati nel nostro modello Cyber olistico psicosomatico.
La metodologia reichiana individua sette livelli corporei che sono i corrispondenti delle fasi evolutive. La corporeità viene letta come un insieme di codici che contengono la storia attraversata in ciascuna fase della vita di una persona.
In sintesi, le fasi evolutive individuate da Freud, seguendo lo sviluppo libidico dell’essere umano, sono state approfondite ed estese considerando anche la vita pre-natale. Si hanno così:
la fase del concepimentola fase intrauterinala fase natale-neonatalela fase muscolare e dell’esplorazionela prima fase dello sviluppo e della sessualitàla seconda fase della sessualitàla fase della maturazionela fase della realizzazionela fase della decadenzala fase del distacco e della morte.
I livelli energetici psicosomatici corporei individuati da Reich sono:
primo livello: gli occhi, le orecchie e il naso;secondo livello: la bocca;terzo livello: il collo;quarto livello: il torace;quinto livello: il diaframma;sesto livello: l’addome;settimo livello: il bacino.
I livelli sono sette nuclei energetici primari attorno ai quali si dispongono altrettanti campi elettromagnetici che trovano la loro unità funzionale lungo la colonna vertebrale, in una struttura a spirale lungo la quale circola l’energia. Questa struttura costituisce un campo con energia differente da quella dei singoli campi che lo compongono e risponde alla legge universale di contrazione ed espansione, come tutte le energie e le materie esistenti nell’universo. Questo campo psicosomatico, partendo dal suo nucleo energetico, si contrarrà in relazione ai propri blocchi o si espanderà verso l’esterno.
I livelli individuati da Reich trovano corrispondenza nel sistema dei chakra che pure si riferiscono a sette livelli energetico-corporei e che rappresentano i diversi stadi di coscienza che l’essere umano può attraversare. Ciascun chakra riceve ed esprime l’energia vitale ed è collegato ai gangli nervosi che si diramano dalla colonna vertebrale. Vi sono sette chakra, posti l’uno sull’altro in una colonna di energia che unisce la base della colonna vertebrale alla sommità del capo. Benché non siano entità fisiche in sé, i chakra agiscono nella connessione tra energia e materia, tra mente e corpo, e sono in stretto rapporto con le nostre funzioni fisiche. In sintesi e molto schematicamente, la loro posizione è:
primo chakra: base della colonna vertebrale, plesso coccigeosecondo chakra: zona genitale e dei lombiterzo chakra: plesso solare, addomequarto chakra: zona del cuore, toracequinto chakra: gola e collosesto chakra: occhi e frontesettimo chakra: sommo della testa
Il sistema dei chakra esprime lo sviluppo dell’individuo secondo l’antica tradizione indiana, mentre il sistema dei livelli reichiani esprime lo sviluppo secondo l’approccio energetico e psicosomatico delle moderne psicoterapie corporee della cultura occidentale. I punti di interconnessione e di sovrapposizione sono notevoli e il nostro modello olistico si riferisce a entrambi.
Secondo il modello reichiano dei sette livelli, il tono funzionale ottimale di ciascun livello è quello in cui la situazione neurovegetativa, neuroendocrina e muscolare sono in equilibrio. Purtroppo molto spesso non è così e si parla di blocchi energetici che si sedimentano a livello muscolare poiché la memoria emotiva è legata all’apparato muscolare. Si può allora affermare che a ogni livello corrispondono:
i luoghi dei blocchi energeticile fasi dello sviluppo dell’individuola localizzazione dei sintomi e quindi delle patologie.
Il principio terapeutico consiste nel ripristinare il funzionamento naturale eliminando la contrazione cronica che interferisce con il libero scorrere dell’energia.
In particolare, il linguaggio del corpo è forse il messaggio più significativo al quale si fa riferimento in analisi reichiana, ma è chiaro che esso si accompagna a tutti gli altri dati del “come” espressivo del paziente nel setting: dai sogni ai lapsus, dai simboli alle metafore della vita fantomatica, alle fantasie liberatorie ecc.
L’irrigidimento fisico rappresenta il processo di rimozione e il suo scioglimento, non solo libera energia vegetativa, ma riproduce nella memoria la situazione che si era verificata a livello pulsionale. Si attiva il ricordo depositato in quel livello corporeo secondo l’assunto che la nevrosi non è solo un disturbo della psiche, ma anche dell’equilibrio neuro-vegetativo e di tutti gli apparati del Sé. Secondo la nostra visione, un’esperienza psichica non è determinata solo dal suo contenuto, ma soprattutto dalla sua carica energetica sottostante.
Gli sviluppi più recenti
Si può ora passare alle concezioni più recenti che segnano gli ultimi sviluppi dell’indagine reichiana. Nel modello post-reichiano i livelli corporei sono stati correlati con le fasi evolutive attraversate dall’individuo, correlazione che Reich individuò in maniera generale e comunque molto influenzata dalla teoria pulsionale di matrice freudiana. Nelle teorie attuali lo sviluppo del bambino viene messo in stretta relazione con i livelli corporei energetico-funzionali e vengono introdotti tutti i parametri relazionali che incentrano l’evoluzione soggettiva sulla natura, qualità e intensità delle relazioni avute con le persone significative di accudimento della prima infanzia e degli anni successivi. Si introduce così la dimensione verticale del tempo che incontra la stratificazione orizzontale del versante corporeo.
Proprio tenendo conto di questa stratificazione, non si considera più il carattere come un assetto stigmatizzato in alcune tipologie precise, secondo la concezione individuata da Reich, ma come un insieme di tratti caratteriali, ognuno corrispondente al come è stata vissuta ciascuna fase evolutiva e alla coloritura energetica dei livelli corrispondenti.
I tratti caratteriali interagiscono tra di loro e formano un sistema caratteriale aperto e in continua definizione.
Seguendo l’interrelazione tempo-psiche-corpo, ciascun tratto caratteriale viene quindi correlato a una fase della storia individuale. In questo modo, il tempo interagisce nella forma, il contenente nel contenuto, dove la forma è il corpo sul quale il tempo incide i segni psico-affettivi.
Queste schematizzazioni rappresentano ovviamente delle semplificazioni utili a sottolineare come una tecnica psico-corporea che non consideri la variabile tempo rischi di rimanere ingabbiata in una eccessiva sistematizzazione e in un procedimento meccanico. Il ripercorrere la storia della persona permette invece di passare dalla dimensione oggettiva (il corpo considerato in quanto tale) alla dimensione soggettiva (il corpo come depositario dei segni incisi del proprio sviluppo).
L’architettura caratteriale originale è stata quindi nel tempo precisata sempre più per tenere conto di un numero consistente di fattori che determinano la complessità della storia di ciascuno di noi. L’impostazione originaria di Reich, è stata così aperta e si può affermare che i tratti caratteriali non dipendono esclusivamente dall’urto tra pulsione e frustrazione, ma da una serie di variabili che entrano in gioco nei momenti cruciali della vita, dalla fecondazione alla pubertà:
la carica vitale-spessore-densità del Sé. La collocazione temporale degli eventi connessi con questa variabile è il periodo compreso tra la fecondazione e lo svezzamento. Definisce il terreno bio-psichico della persona, lo stato energetico del suo nucleo vitale ed è quindi cruciale nell’evoluzione verso stati di salute o di malattia;le quantità e qualità energetiche della madre-utero e la densità energetica acquisita dal Sé nei circuiti intrauterini. Si tratta, in altre parole, delle emozioni della madre in gravidanza, primo incontro con un’altro da Sé;il “come” avviene la prima grande separazione: il parto. Questa esperienza costituirà il modello, l’impronta per tutte le future separazioni con valenza di nascita;le quantità e qualità energetiche della madre-seno e la densità energetica acquisita dal Sé nel circuito orale;il “come” avviene la seconda grande separazione: lo svezzamento. E’ il modello per le future separazioni con valenza orale;le quantità e qualità energetiche della famiglia nella fase muscolare e dell’esplorazione;l’ordine di genitura;il sesso e il carattere della figura leader dell’ambiente familiare. Questa variabile incide sulla “specifica prevalenza di tratto” e sul modo di percepire l’autorità e rapportarsi ad essa nel corso della vita;il “come” è esperita la prima erotizzazione genitale e la quantità e qualità energetiche delle relazioni familiari. Sono le variabili della tematica edipica che determina la qualità del Super-Io, ma che nel modello post-reichiano rappresenta solo l’ultima precipitazione super-egocia;il “come” è esperita l’esplosione energetica puberale e con essa la variata posizione di campo, ossia dalla prevalenza del “capo famiglia” alla sempre maggiore importanza del “campo sociale”.Tenendo conto di tutte le variabili indicate, delle fasi evolutive che esse toccano e dei livelli corporei, si costituisce un paradigma complesso che si stratifica nel tempo e nella continuità. Questo paradigma è stato rivisitato, come già illustrato nei paragrafi precedenti, sugli aspetti neurologici ed energetici per tenere conto delle moderne ricerche nel campo della fisica e della neurofisiologia.
4 – Il modello Cyber e la pratica terapeutica orientata alla crescita personale
Sintetizzando quanto fino ad ora detto, si può affermare che dalle nostre ricerche in psicosomatica, comparate con lo studio dell’embriologia, dell’evoluzione del cervello, e della struttura endocrina, e integrate con la clinica psicoterapica reichiana, emerge un modello olistico di essere umano su sette livelli psicosomatici, assolutamente congruo e parallelo al modello neurofisiologico dei metameri e dei foglietti embrionali e ai modelli energetici indotibetani.
Questo modello sintetico ci ha permesso di sviluppare una serie di tecniche terapeutiche di grande efficacia e di espandere la portata dell’atto terapeutico a contesti orientati non solo al raggiungimento di una “normalità”, ma alla “crescita personale” e all’evoluzione della consapevolezza. In altre parole, la principale componente terapeutica della psicosomatica olistica è di portare la persona, attraverso la crescita interiore personale, da uno stato “frammentato”, “disturbato” o “patologico”, orientato ad una percezione problematica o invivibile della realtà, ad uno stato di consapevolezza più integra e unitaria di Sé, che chiamiamo “coscienza globale”.
Il termine globale, che potrebbe sembrare ridondante accanto al termine coscienza, viene aggiunto proprio per rimarcare la sua dimensione estesa all’intera gamma delle dimensioni umane, non ristretta alla sola interiorità o spiritualità, ma comprensiva di quella energetica, emozionale e fisica.
Le principali fasi del processo terapeutico orientato alla crescita personale sono:
1° Fase – La consapevolezza dello stato reale di malessere e frammentazione.Per iniziare un processo di crescita è necessario che la persona acquisisca una consapevolezza del proprio stato, sia esso positivo – coscienza del sé, proprie qualità profonde – sia negativo – condizionamenti, paure e blocchi dell’ego. E’ un processo di autoconsapevolezza, di presa di coscienza L’essere umano è l’unico animale in grado di guarire e trasformare consapevolmente e profondamente il suo stesso essere. La crescita personale inizia sentendo che siamo psicoenenergeticamente bloccati, che siamo inconsapevoli delle nostre potenzialità e quindi che non sappiamo chi siamo veramente. Le tecniche di sviluppo del potenziale umano, con una serie di pratiche esperienziali, stimolano le risorse interiori con una presa di coscienza della propria situazione globale di malessere e degli strumenti per potersi liberare. La consapevolezza del proprio stato reale è essenziale affinché la persona rompa il suo stato di chiusura energetica, mentale e di rimozione dei suoi aspetti negativi (fisici, emotivi, psicologici, ecc.) e inizi quindi il percorso della crescita personale. Nei casi di eccessiva debolezza fisica, energetica, emotiva, psicologica o di identità, si deve necessariamente attuare un lavoro, dolce e positivo, sui vari livelli: corpo (disintossicazione, depurazione ecc.), energia (rivitalizzazione, riequilibrio ecc.), sostegno emozionale e psicologico dell’identità (meditazione) per rinforzare l’energia generale della persona e metterla in grado di iniziare il lavoro su di sé.
2° Fase – Il lavoro negativo sull’ego. Il processo di decondizionamento e liberazione dalle identificazioni infantili e delle fasi successive. E’ il lavoro sull’ombra, sull’inconscio individuale e collettivo, sulla liberazione dai blocchi energetici e emozionali del corpo, dalle inibizioni profonde, dalle paure sociali e culturali. La terapia reichiana è di grande aiuto in questa fase critica della crescita umana attraverso una serie di tecniche psicosomatiche che operano simultaneamente sul piano fisico, emozionale e cognitivo e tendono a liberare le energie emozionali negative bloccate. Nel modello psicosomatico olistico queste energie liberate non vengono disperse, come nelle vecchie tradizioni, terapeutiche, ma, una volta sciolte, diventano energie positive disponibili per il processo evolutivo e positivo di riconoscimento del sé (3° fase). Le energie “negative” liberate rappresentano la maggiore risorsa energetica per lo sviluppo del potenziale umano, una parte “separata” che viene reintegrata come elemento essenziale per ricomporre l’unità globale dell’essere. Nella pratica terapeutica il lavoro di decondizionamento significa prendere coscienza dei blocchi come “ologrammi psicosomatici congelati” (consci e inconsci) che hanno portato a una interruzione di un ciclo psicosomatico per riattivare l’energia, l’emozione e il pensiero inibiti.
3° Fase – Il lavoro positivo sul sé. Il risveglio della coscienza profonda e lo sviluppo delle potenzialità umane. Il lavoro sul positivo, che avviene parallelamente al lavoro sul negativo, consiste nel risveglio della coscienza globale di sé attraverso lo sviluppo del potenziale umano, ossia delle forze e dei talenti personali. Questo lavoro si sviluppa attraverso le tecniche di consapevolezza e meditazione che risvegliano il sé, l’esperienza diretta dell’essere. Il sé, il Cyber, è l’unità di tutte le energie dell’individuo, sia quelle “negative” (forze inibite, emozioni bloccate, idee condizionate, comportamenti coatti ecc.) sia quelle “positive” (potenze o capacità fisiche, emozionali, psichiche, artistiche,comunicative, ideative ecc.). Molto spesso accade che la persona non si senta sufficientemente integrata, ossia incompleta, non essendo riuscita ad esprimere pienamente le sue energie e potenzialità. Attraverso le tecniche di sviluppo del potenziale umano si porta lentamente la persona a rinforzare l’aspetto emozionale, cognitivo e interiore, aiutandola a concentrarsi maggiormente su di sé, acquistando fiducia, potere e auto-apprezzamento, aprendo le porte del cuore, mettendola così in contatto con la parte positiva delle relazioni sociali. La riappropriazione del sé significa che, il paziente spesso non è veramente sé stesso, non conosce tutte le proprie possibilità, e quindi può riscoprire dentro di sé una serie di dimensioni, di emozioni, di creatività, di sensibilità che, come potenziali umani devono essere sviluppate adeguatamente. Quando non riusciamo ad esprimere queste potenzialità, esse diventano la base delle frustrazioni, delle depressioni e dei rimpianti. La capacità di comunicazione delle percezioni e dei vissuti positivi e negativi è una componente essenziale di questo lavoro.
Lo sviluppo del potenziale umano nella pratica terapeutica comporta che il terapeuta, una volta liberato il primo blocco di energie inibite, specie se generato in situazioni famigliari o affettive primarie, faciliti l’emergere di un’energia emozionale umanamente più elevata e complessa. Questo intervento psicologico orientato alla comunicazione e alla trasformazione delle emozioni istintive e dei sentimenti, utilizzando i valori più elevati, apre le potenzialità psicoemotive e aiuta a comunicarle con consapevolezza ed efficacia. Questo lavoro permette alla persona di osservare le situazioni chiave del suo processo da un differente punto di vista, più complesso, maturo e articolato.
4° Fase – La realizzazione dell’unità o consapevolezza globale di sé. Dopoil parallelo lavoro sulla liberazione del negativo e sullo sviluppo del potenziale positivo, nasce spontaneamente una “consapevolezza globale” del proprio essere. E’ l’opera di riconoscimento della propria natura profonda, del Sé, dell’integrità psicosomatica globale. In questo quarto stadio, caratterizzato da maggiore coscienza, elevata energia ed integrità psicosomatica si porta a termine il lavoro sui blocchi e i traumi fino al distacco completo.
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