Non c'è niente di più pericoloso del pensiero che funziona per categorie, del tipo i materialisti e gli spiritualisti, i razionalisti e gli idealisti, che condiziona immediatamente a schierarsi da una parte o dall'altra, senza nessun distinguo. È facile pensare in questo modo perché così si fa meno fatica e non bisogna affinare la capacità di discriminazione, di analisi caso per caso. Wilhelm Reich parlava di fascismo rosso e di fascismo nero per indicare che al di là delle categorie c'è una struttura di base, la struttura del potere, della negazione della vita, della violenza a cui possono appartenere materialisti, spiritualisti, uomini di ogni schieramento politico, ideologico e religioso. Ci sono i fanatici in ogni campo. La peste emozionale è TRASVERSALE. Wilhelm Reich chiamava peste emozionale una biopatia che prende tutto il sistema vivente di ogni individuo e che crea una corazza caratteriale, termine quanto mai suggestivo, che rende benissimo l'idea. Quindi esiste la "spiritualità della corazza" che è fanatica, misticheggiante, trascendentale, arrogante e narcisista, così come esiste il "materialismo della corazza" o la "politica della corazza" che ha le stesse caratteristiche. Esteriormente senti parlare alcune persone che fanno discorsi stupendi, evolutivi, socialmente progressisti, umanitari, spirituali, eppure ti arriva un altro sentore, un'impressione di disagio, di falsità, qualcosa di oscuro. Gli stessi discorsi li ascolti da altre persone e senti dentro un'apertura, un respiro, una vera umanità. Wilhelm Reich diceva che la peste emozionale si manifesta in due modi, con un atteggiamento meccanicistico o mistico. Penso che avesse ragione. Ma dire che ogni persona che segua un cammino di ricerca interiore sia un mistico o chi segua un percorso pragmatico e razionale sia per forza un meccanicista non lo trovo appropriato. Infatti lo stesso Reich diceva che chi segua un percorso per sciogliere la sua corazza, che riattivi la sua pulsazione vitale, trova in maniera naturale il suo nucleo vitale e sente il suo collegamento con gli altri esseri umani, la natura, la vita ed il cosmo. Poco importa se questa esperienza sia chiamata spirituale o vitale. A mio avviso quando diciamo Universo o Dio stiamo esprimendo un concetto vastissimo, archetipico, che tocca un'esperienza fondamentale dell'essere umano. Infatti spesso sono proprio i fisici quantistici che iniziano ad usare termini "spirituali". Ma forse quella che chiamiamo spirituale potrebbe essere una realtà che oscuramente conosciamo dentro di noi e che potrebbe avere analogie con il vuoto quantico che connette ogni oggetto, come diceva il fisico Emilio Del Giudice. Personalmente che venga chiamato Dio o Vuoto quantico non mi importa. Ma ciò che invece mi preme tantissimo è che la maggior parte di persone possa ritrovare questo contatto profondo con questo Nucleo, perché solo questo contatto ha la capacità di ripristinare l'esperienza della CONNESSIONE CON TUTTO CIÒ CHE È VIVENTE....e non solo. Allora dalla politica della corazza si passa alla politica della connessione, dalla spiritualità della corazza si passa alla spiritualità della connessione.
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